(Maria Santissima)* 23 – Magnificat.

In quel tempo, Maria disse:

.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Liturgie-e-Preghiere-Magnificat-bl-960x540.jpg

.

«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo,ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,46-55

Parole del Santo Padre

Questa gioia piena si esprime con la voce di Maria nella preghiera stupenda che il Vangelo di Luca ci ha trasmesso e che, dalla prima parola latina, si chiama Magnificat.

È un canto di lode a Dio che opera cose grandi attraverso le persone umili, sconosciute al mondo, come è Maria stessa, come è il suo sposo Giuseppe, e come è anche il luogo in cui vivono, Nazaret.

Le grandi cose che Dio ha fatto con le persone umili, le grandi cose che il Signore fa nel mondo con gli umili, perché l’umiltà è come un vuoto che lascia posto a Dio.

L’umile è potente, perché è umile: non perché è forte.

E questa è la grandezza dell’umile e dell’umiltà. (Angelus 15 agosto 2017)

.

Dal «Commento su san Luca» di san Beda il Venerabile, sacerdote (1, 46-55; CCL 120, 37-39) – Magnificat

«E Maria disse:

L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore» (Lc 1, 46).

Dice: il Signore mi ha innalzato con un dono così grande e così inaudito che non è possibile esprimerlo con nessun linguaggio: a stento lo può comprendere il cuore nel profondo.

Levo quindi un inno di ringraziamento con tutte le forze della mia anima e mi do, con tutto quello che vivo e sento e comprendo, alla contemplazione della grandezza senza fine di Dio, poiché il mio spirito si allieta della eterna divinità di quel medesimo Gesù, cioè del Salvatore, di cui il mio seno è reso fecondo con una concezione temporale.

«Perché ha fatto in me cose grandi l’Onnipotente, e santo è il suo nome» (cfr. Lc 1, 49).

Si ripensi all’inizio del cantico dove è detto:

«L’anima mia magnifica il Signore».

Davvero solo quell’anima a cui il Signore si è degnato di fare grandi cose può magnificarlo con lode degna ed esortare quanti sono partecipi della medesima promessa e del medesimo disegno di salvezza:

Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome (cfr. Sal 33, 4).

Chi trascurerà di magnificare, per quanto sta in lui, il Signore che ha conosciuto e di santificare il nome,

«sarà considerato il minimo nel regno dei cieli» (Mt 5, 19).

Il suo nome poi è detto santo perché con il fastigio della sua singolare potenza trascende ogni creatura ed è di gran lunga al di là di tutto quello che ha fatto.

«Ha soccorso Israele suo servo, ricordandosi della sua misericordia» (Lc 1, 54).

Assai bene dice Israele servo del Signore, cioè ubbidiente e umile, perché da lui fu accolto per essere salvato, secondo quanto dice Osea:

Israele è mio servo e io l’ho amato (cfr. Os 11, 1).

Colui infatti che disdegna di umiliarsi non può certo essere salvato né dire con il profeta:

«Ecco, Dio è il mio aiuto, il Signore mi sostiene» (Sal 53, 6)

e:

«Come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre» (Lc 1, 55).

Si intende la discendenza spirituale, non carnale, di Abramo; sono compresi, cioè, non solo i generati secondo la carne, ma anche coloro che hanno seguito le orme della sua fede, sia nella circoncisione sia nell’incirconcisione.

Anche lui credette quando non era circonciso, e gli fu ascritto a giustizia.

La venuta del Salvatore fu promessa ad Abramo e alla sua discendenza, cioè ai figli della promessa, ai quali è detto:

«Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa» (Gal 3, 29). 

E’ da rilevare poi che le madri, quella del Signore e quella di Giovanni, prevengono profetando la nascita dei figli: e questo è bene perché come il peccato ebbe inizio da una donna, così da donne comincino anche i benefici, e come il mondo ebbe la morte per l’inganno di una donna, così da due donne, che a gara profetizzano, gli sia restituita la vita.