(I sette vizi capitali)* 02 – L’avarizia – video

AVARIZIA «il rapporto deformato con il denaro».

La bibbia insegna che non bisogna avere con il denaro un atteggiamento possessivo. Mentre nella cultura attuale l’uomo vale per quello che guadagna e per quanto ammonta il suo conto in banca.

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Avarizia e cupigia | Avarizia, Rivoluzione, Monet

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1. Educarsi a dare un giusto valore ai beni materiali.

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Partiamo dalla definizione: il dizionario precisa che l’avarizia è un morboso attaccamento al denaro che induce a spenderlo malvolentieri, o a non spenderlo affatto.

Questa definizione dà il significato letterale del concetto riferito ai «beni materiali».

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Ma l’avarizia ha anche un significato metaforico: si può essere avari di ciò che è nostro senza darlo volentieri, anche dei sentimenti.

Dopo questa presa di coscienza si può avviare un gioco di gruppo in cui ciascuno dice chi gli sembra il più avaro e perché …

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Pedagogicamente, si tratta smascherare questa «idolatria» perché la «realtà non finisce dove arriva il nostro occhio materiale»..

Oltre le apparenze dell’avere c’è anche la realtà dell’essere; e la felicità non è acquistabile coi beni materiali e l’avidità del guadagno, ma occorre riequilibrare, nel piano di Dio, l’essere e l’avere.

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 A livello personale, sarà necessario che si faccia una prima revisione di quello che si prova nei confronti delle cose e delle persone: riflettere cioè sul fatto che non si deve cercare un Paperon de Paperoni, ma osservare dentro di sé i pensieri a cui si associa felicità e benessere materiale:

– l’avarizia è un vizio frequente, quasi diventato oggi un luogo comune: ritenere che la felicità possa essere acquistata o posseduta per sempre.

L’illusione del denaro è quella che esso possa fornire o acquistare ciò di cui più profondamente uno ha bisogno; molti sanno bene che l’equazione denaro=felicità è sbagliata, ma difficilmente cambiano atteggiamento nei suoi confronti;

– l’avarizia è un attaccamento disordinato al denaro e alle ricchezze, per cui o si possiede con troppo attacco quello che si ha, o si cerca avidamente quello che non si ha:
• non è un vizio esclusivo dei ricchi; ci possono essere dei poveri che sono più attaccati ai loro cinque centesimi, mentre c’è gente ricca che è libera e generosa;
• è avaro anche chi cerca avidamente roba, soldi, mezzi, per servirsene e soddisfare altre passioni.

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Il vizio dell’avarizia è subdolo, perché difficilmente lo si riconosce, avendo esso una logica strana.

L’avaro identifica il vizio con i valori della virtù dell’ascesi (i suoi), non con quelli dello sperpero (degli altri).

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 A livello sociale, l’avaro è una figura consolidata della cultura (L’Avaro di Moliere, il Mr. Scrooge di Dickens), e descritta con rappresentazioni metaforiche.

Sarebbe ingenuo individuare questi personaggi nella società di oggi.

Ma se l’universo è composto da materia e spirito, l’avarizia dilata ed espande il mondo della materia rendendolo assoluto, illimitato, dominante.

La spiritualità finisce così per non avere più alcun posto, alcuna forza, e l’unico assioma che sembra possibile è: «io sono ciò che ho, ciò che posseggo».

L’avarizia diventa così il peccato dell’onnipotente supremazia della materia sullo spirito.

Il denaro è tanto onnipotente da prendere letteralmente il posto dell’Onnipotente dei cieli: il denaro quindi diventa un Dio, possesso del potere assoluto.

Perciò va protetto, non sprecato, e amministrato con la massima cura.

Esso è quindi trasformato da mezzo per realizzare qualcosa, in una finalità in sé. Non è più lo strumento che aiuta nei progetti importanti, ma diventa un valore in se stesso, il fine ultimo.

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In verità, l’accumulo e l’immobilizzazione delle potenzialità inespresse non fanno altro che condurre all’isolamento affettivo, facendo da stimolo a competizione, a continua ricerca di vantaggi e interessi, generando a catena nei macrosistemi le condizioni per le ingiustizie, e per le varie forme di criminalità.

Basti far riferimento alla cronaca nera di ogni giorno.

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L’ideale dell’abbondanza materiale dell’umanità finisce per essere in realtà un’abbondanza limitata esclusivamente ai paesi ricchi, e fondata sullo sfruttamento di quelli poveri.

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L’ideale del superpotere dell’uomo sulla natura è in realtà fonte di conflitti e di disastri ecologici.

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E infine l’ideale della felicità intesa come soddisfacimento di tutti i bisogni narcisistici è in verità la causa dell’alienazione, basata non sul valore di dar senso alla vita, ma sul valore d’uso di una cosa o una persona.

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Il cuore dell’avaro è freddo e difficilmente viene scaldato dagli eventi della vita, i quali vengono affrontati esclusivamente attraverso una loro contabilizzazione economica.

Così ogni elemento viene monetizzato e trasformato nel suo equivalente in denaro: quanto costa avere un figlio? Quanto costa sposarsi? Quanto costa ammalarsi? Quanto costa vivere?

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2. L’avarizia … a confronto con la Parola di Dio.

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Per la Bibbia non c’è contrapposizione tra l’essere e l’avere, perché l’uomo per essere ha bisogno di avere.

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La radice del vizio sta nell’avere per sé e non per l’altro …

Vizio è il desiderare e avere solo per sé i beni materiali … cancellando il senso del dono e del gratuito …

Da qui sorge il vero compito educativo.

La comunità cristiana deve educare il ragazzo, negli anni dell’età evolutiva, all’atteggiamento del dono, del mettersi al servizio senza calcoli opportunistici, del vivere la propria vita come una missione.

Il vero spirito ecclesiale consiste nel perdersi nella comunità e per la comunità. Impegnare in questa direzione i momenti più significativi della stessa vita sacramentale:

– mensa eucaristica e condivisione dei beni. Si deve sentire il bisogno di prolungarla nella vita quotidiana e nelle più varie situazioni umane come «eucaristia» per gli altri;

– diventare confermati nella fede. Bisogna esercitarsi al servizio permanente e generoso del Regno, esercitandosi in questa espropriazione evangelica contro l’egoistico dell’avarizia.

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 La famiglia cristiana ha un compito urgente (integrabile sì, sostituibile no):

– lavorare contro le varie forme di materialismo incancrenito, con scelte austere di ascesi del distacco e di aiuto ai poveri;

– impegnarsi a ricostruire la società sulle basi dell’amore oblativo, quando troppe strutture, mentalità, abitudini si sono cristallizzate nell’egoismo più pacchiano e volgare…

 Il gruppo deve imparare a motivare le scelte con un confronto evangelico.

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Per la Bibbia il credente è invitato a «dire bene» (= benedizione) di Dio, di fronte ai tanti doni che egli mette a disposizione dell’uomo.

La parola benedizione (= dono delle cose ricevute) trasforma, nell’uso e nella gratuità, i doni di Dio.

L’avaro è il possessore del dono per sé; il generoso è colui che restituisce ciò che ha ricevuto.

Chi è più felice e sereno?

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Vizio dell’avarizia è negare la gratuità …

Tale situazione produce infelicità, perché diventa tradimento della bontà di Dio.

Ciò vale anche per i paesi ricchi e i paesi poveri, a livello sociale e globale …

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L’avarizia può essere ritenuta dannosa per la società, poiché ignora il bene degli altri.

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Per il mensile Ok, la malattia dell’avarizia è di quelle «vere».

È possibile uscirne riconoscendone i sintomi, riflettendo:

«Pensi che gli altri si godano la vita più di te?». «Menti per non offrire?». «Provi dolore nell’invitare a casa gli amici?».

Il confronto aiuta …

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L’avarizia non è un vizio raro o di poco conto se nella Bibbia si lanciano tanti anatemi.

Cf Ger 6, 10-13; Mt 5, 3; Lc 16; Col 3, 5-6; «guai a voi ricchi…» di Gesù..

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L’avaro trasferisce alla roba e al denaro il culto che è dovuto solo a Dio.

Infatti il culto dovuto a Dio ci chiede di riconoscere Lui come ultimo fine, aderendo a Lui con viva fede, speranza e amore, pronti a sacrificare tutto per Lui («Chi non perde la sua vita per me…»).

L’avaro, invece, pone ogni sua sollecitudine e desiderio nel possesso, nel denaro, nella roba e sacrifica ad essi corpo, sanità, coscienza, salvezza dell’anima …

Non è questa una mostruosa schiavitù e idolatria?

Calpestando l’amore di Dio, l’avaro calpesta anche quello del prossimo.

Non ha mai tempo per le cose di Dio e per i doveri religiosi, nessun interesse per la vita spirituale, ma anche nessun riguardo per il bene comune.

Scheda operativa a cura di Giuseppe Morante

Fonte: https://www.notedipastoralegiovanile.it/index.php?option=com_content&view=article&id=10364:avarizia&Itemid=101

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Altre riflessioni:

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Desiderio di possedere e conservare denaro, beni o oggetti di valore per sé stessi in quantità di molto maggiori a quanto necessario per la sopravvivenza o per una vita comoda.

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L’avaro ha un eccessivo ritegno nello spendere e nel donare, il valore che attribuisce a ciò che possiede è smisurato e supera qualunque altro valore: conta quindi semplicemente l’avere piuttosto che il fruire di ciò che si ha, il tenere per sé piuttosto che il dare.

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A differenza dell’avidità che si incentra sull’accrescimento del proprio possesso, l’avarizia si incentra invece sulla conservazione meticolosa di ciò che già si possiede.

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La frenesia dell’avaro lo porta a rivestirsi di tutto, a non lasciare niente agli altri per il suo solo vantaggio.

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Ma il premio dell’avaro è un illusione: egli diventa schiavo delle sue stesse ricchezze e perde la sua libertà, poiché giunge a subordinarsi ai suoi stessi possedimenti modificando di conseguenza ogni aspetto della sua vita.

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Nel Cristianesimo l’avarizia, proprio perché porta chi ne è travolto a mettere le ricchezze al di sopra di tutto, è considerata una forma di idolatria: il denaro prende il posto di Dio.

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A seguire alcuni video dove è trattato l’argomento:

01) Video – I dieci comandamenti: l’avarizia – clicca qui 

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02) Video – L’avarizia è la radice di tutti i mali – clicca qui 

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03) Video – Avarizia – clicca qui

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04) Video – L’avarizia, don Maurizio Mirilli – clicca qui 

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05) Video – Combattimento Spirituale: l’avarizia – clicca qui 

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Lodi – Ora media, terza, sesta e nona – Vespri – Compieta – Liturgie – Preghiere del mattino e della sera –  Santo rosario audio – Litanie – Coroncine – Preghiere varie – Meditazione – Una parola di Dio al momento necessario – Altro …

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Il Signore parla al cuore di ciascuno di noi, ascoltarlo significa valutare bene le situazioni in cui ci troviamo e, se lo desideriamo, viverle nella sua volontà, non dimentichiamo ciò che ci disse nel Vangelo di Giovanni …

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Dal Vangelo di Giovanni 15,5:

Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 

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… e non dimentichiamo nemmeno di chiedere il suo aiuto, sempre se lo desideriamo.

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(Le foto eventuali, dei personaggi, sono state prese su Google / Immagini, per cui, anche se le loro azioni sono in sintonia con l’argomento trattato, non necessariamente debbono corrispondere ai personaggi stessi di questo articolo).