(Memoriali) 20 – Rivelazioni e meditazioni da 1.801 a 1.900

Sono versetti e frasi che mi hanno colpito nelle letture sulla Sacra Bibbia Cattolica, o che le ho sentite interiormente … 

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1.900 Dopo la risurrezione dai morti Gesù, avendo ormai riportato la nostra natura alla sua condizione primiera e liberato l’uomo dalla corruzione, ascende come una primizia a Dio Padre che sta nei cieli, egli che è il primo suo tempio.

Ma dopo un breve tempo scenderà nuovamente e tornerà ancora tra noi nella gloria del Padre con i santi angeli, per convocare tutti, buoni e cattivi, al tremendo tribunale.

Ogni creatura infatti deve comparire in giudizio e il Signore renderà a ciascuno secondo il merito della vita; a quelli alla sua sinistra, cioè a quanti avranno goduto malamente delle cose del mondo, dirà:

“Via lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno preparato per il diavolo e per i suoi angeli” (Mt 25,41);

a coloro invece che saranno alla sua destra, cioè ai santi e ai buoni, dirà:

“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo” (Mt 25,34).

Essi abiteranno e regneranno con Cristo, godendo con immensa gioia dei bene celesti; divenuti conformi a lui nella risurrezione e liberati dai lacci dell’antica corruzione, vivranno in eterno di una vita ineffabile e duratura insieme al Signore sempre vivente (San Cirillo di Alessandria).

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1.899 Se vogliamo che Dio regni in noi, in nessun modo «regni il peccato nel nostro corpo mortale» (Rm 6, 12).

Mortifichiamo le nostre membra che appartengono alla terra (cfr. Col 3, 5).

Facciamo frutti nello Spirito, perché Dio possa dimorare in noi come in un paradiso spirituale.

Regni in noi solo Dio Padre col suo Cristo.

Sia in noi Cristo assiso alla destra di quella potenza spirituale che pure noi desideriamo ricevere (Origene).

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1.898 Il regno di Dio, secondo la parola del nostro Signore e Salvatore, non viene in modo da attirare l’attenzione e nessuno dirà: Eccolo qui o eccolo là; il regno di Dio è in mezzo a noi (cfr. Lc 16, 21), poiché assai vicina è la sua parola sulla nostra bocca e nel nostro cuore (Cfr. Rm 10, 8).

Perciò, senza dubbio, colui che prega che venga il regno di Dio, prega in realtà che si sviluppi, produca i suoi frutti e giunga al suo compimento quel regno di Dio che egli ha in sé.

Dio regna nell’anima dei santi ed essi obbediscono alle leggi spirituali di Dio che in essi abita.

Così l’anima del santo diventa proprio come una città ben governata.

Nell’anima dei giusti è presente il Padre e con il Padre anche Cristo, secondo quell’affermazione: «Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23).

Ma questo regno di Dio, che è in noi, col nostro instancabile procedere giungerà a compimento, quando si avvererà ciò che afferma l’Apostolo del Cristo.

Quando cioè egli, dopo aver sottomesso tutti i suoi nemici, consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti (cfr. 1 Cor 15, 24. 28) (Origene).

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1.897 Amiamoci gli uni gli altri, per giungere tutti nel regno di Dio.

Finché abbiamo tempo per guarire, affidiamoci a Dio, nostro medico, e consegniamo nelle sue mani i nostri pochi meriti.

Quali meriti?

Quelli che si acquistano mediante la penitenza fatta con cuore sincero.

Egli conosce ogni cosa prima che avvenga e nulla gli sfugge di tutto ciò che si agita nel nostro cuore.

Diamogli lode, dunque, non solo con la bocca, ma anche col cuore, perché ci possa ricevere come figli.

Per questo il Signore disse: Miei fratelli sono coloro che fanno la volontà del Padre mio (cfr. Lc 8, 21, ecc.) (Autore del 2° secolo).

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1.896 Nella nostra esistenza c’è una situazione nella quale è possibile un rifacimento in meglio, e un’altra nella quale non lo è più.

Infatti durante la vita terrena noi abbiamo tempo e modo di far penitenza dei nostri peccati e così ottenere la salvezza dal Signore.

Usciti che saremo da questo mondo, non potremo più convertirci né espiare il male commesso.

Perciò, fratelli, compiamo la volontà del Padre, conserviamo casto il nostro corpo e osserviamo i comandamenti del Signore, e così raggiungeremo la vita eterna.

Per questo dice il Signore nel vangelo: Se non sarete stati fedeli nel poco, chi vi affiderà il molto? Perciò vi dico: Chi è fedele nel poco è fedele anche nel molto (cfr. Lc 16, 10-11).

Vuol dire questo: conservate casto il corpo e immacolato il carattere del cristiano per essere degni di riprendere la vita (Autore del 2° secolo).

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1.895 Non contentiamoci di chiamarlo Signore: questo non ci gioverebbe.
 
Egli infatti ci ricorda: Non chiunque mi dice: Signore Signore, si salverà ma chi compirà il bene (cfr. Mt 7,21).
 
Pertanto, fratelli, riconosciamolo nella vita pratica, amandoci l’un l’altro, fuggendo ogni impurità, la maldicenza, l’invidia, e vivendo con temperanza, misericordia e bontà.
 
Ricordiamoci che la nostra regola di vita deve essere l’aiuto scambievole, non l’ingordigia del denaro.

Riconosciamolo proprio facendo così e non facendo il contrario.

Non dobbiamo temere gli uomini, ma piuttosto Dio (Autore del secondo secolo). 

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1.894 Ora qual è la conoscenza che conduce a lui se non quella di Cristo, che ci ha rivelato il Padre?
 
Egli stesso dice a questo riguardo: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio (cfr. Lc 12,8).
 
Questa sarà dunque la nostra mercede, se riconosceremo colui dal quale venne la nostra salvezza.
 
Ma in che modo lo riconosceremo?
 
Facendo quel che ci dice e non disprezzando i suoi comandamenti; onorandolo non solo con le labbra, ma con tutto il cuore e con tutta la mente.
 
Dice in fatti per bocca di Isaia: «Questo popolo si avvicina a me solo a parole e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me» (Is 29,13) (Autore del secondo secolo). 

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1.893 Dio ci ha destinati alla salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, il quale è morto per noi, perché viviamo sempre con lui (1° Tessalonicesi).

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1.892 Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzati gli umili.

Perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato (Luca).

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1.891 O Signore, sei tu che hai creato tutte le cose, tu che hai plasmato il mio essere.

Tu sei Dio, Padre e guida di tutti gli uomini. Sei il sovrano della vita e della morte.

Sei la difesa e la salvezza delle nostre anime. Sei tu che fai tutto.

Sei tu che dirigi il progresso di tutte le cose, scegliendo le scadenze più opportune e ubbidendo alla tua infinita sapienza e provvidenza e sempre attraverso la tua parola.

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1.890 Egli esige poco da noi, però ora e sempre fa grandi doni a coloro che lo amano.

E allora, pieni di speranza in lui, soffriamo tutto e sopportiamo tutto lietamente.

Abbiamo il coraggio di rendergli grazie sempre e dappertutto, nella gioia e nel dolore.

Convinciamoci che le tribolazioni sono strumento di salvezza (San Gregorio Nazianzeno).

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1.889 È necessario che io sia sepolto con Cristo, che risorga con Cristo, che sia coerede di Cristo, che diventi figlio di Dio, anzi che diventi come lo stesso Dio.

Ecco la profonda realtà che è racchiusa in questo nuovo e grande mistero.

Dio ha assunto in pieno la nostra umanità ed è stato povero per far risorgere la carne, salvarne l’immagine primitiva e restaurare così l’uomo perché diventiamo una cosa sola con Cristo.

Egli si è comunicato interamente a noi. 

Tutto ciò che egli è, è diventato completamente nostro.

Sotto ogni aspetto noi siamo lui.

Per lui portiamo in noi l’immagine di Dio dal quale e per il quale siamo stati creati.

La fisionomia e l’impronta che ci caratterizza è quella di Dio.

Perciò solo lui può riconoscerci per quel che siamo (San Gregorio Nazianzeno).

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1.888 Ogni ricchezza, cioè ogni parola che porta l’impronta regale di Dio e l’immagine del suo Verbo, è un autentico tesoro (Origene).

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1.887 Se uno è convinto che Dio è buono e spera di esserne perdonato se a lui si convertirà, con costui Dio è buono.

Chi invece lo reputa così buono da non curarsi dei peccati degli uomini, con lui Dio non sarà buono, ma severo.

Egli infatti arde d’ira per i peccati degli uomini che lo disprezzano (Origene).

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1.886 “Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata” (Luca).

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1.885 Tutto quel che viene seminato e raccolto dall’uomo giusto, lo raccoglie Dio.

Il giusto, infatti, appartiene a Dio, il quale miete dove non ha seminato lui, ma il giusto.

Diremo quindi così: il giusto ha sparso, ha dato ai poveri e il Signore raccoglierà per se tutto ciò che il giusto ha così seminato.

Mietendo infatti ciò che non ha seminato e raccogliendo ciò che non avrà sparso, giudicherà come offerte a sé tutte le cose che sono state seminate o sparse nei poveri, dicendo a quelli che hanno beneficato il poro prossimo:

“Venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare” (Mt 25,34-35).

E poiché vuole mietere dove non ha seminato e raccogliere dove non ha sparso, quando non troverà nulla dirà a coloro che non gli hanno dato questa possibilità:

“Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare” (Mt 25,41-42) (Origene).

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1.884 A chiunque avrà fatto fruttare i talenti sarà dato e sarà nell’abbondanza, ma a chi non li avrà fatti fruttare sarà tolto anche quello che ha ( Matteo ).

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1.883 Conservata intatta, fino al ritorno del Signore nostro Gesù Cristo, la fede che vi è stata insegnata ( San Cirillo di Gerusalemme).

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1.882 Ricordate che aver fede significa far fruttare la moneta che è stata posta nelle vostre mani.

E non dimenticate che Dio vi chiederà conto di ciò che vi è stato donato (San Cirillo di Gerusalemme).

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1.881 Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva (Luca).

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1.880 Solo chi non crede teme: costui commette un peccato imperdonabile, poiché con la sua incredulità osa affermare o che Dio è privo di potere o che è menzognero (San Giovanni Crisostomo).

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1.879 “Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne” ( 2Cor 4,18).

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1.878 Gesù ha sofferto ed è stato rifiutato da questa generazione. Il cristiano è chiamato alla stessa cosa.

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1.877 Noi viviamo nella carne, ma non combattiamo secondo la carne; infatti le armi della nostra lotta non ci vendono dalla carne, ma dalla potenza di Dio, che infrange le barriere e distrugge ogni pensiero e disegno presuntuoso che ci impedisce di conoscerlo.

Fortificato da queste armi il saggio dice:” O Signore, offrimi l’occasione e accogli la mia testimonianza; accada pure qualunque cosa grave e terribile, io disprezzo ogni pericolo perché ripongo in te tutto il mio amore.

Rivestitevi dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà e di mansuetudine, di pazienza. Al di sopra di tutto poi, vi sia la carità che è vincolo della perfezione (Clemente Alessandrino).

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1.876 PER CHI CERCA DIO NOSTRO SIGNORE

“Il Signore corregge colui che ama e sferza chiunque riconosce come figlio” (Eb 12,6).

Perciò i fedeli hanno bisogno delle tentazioni.

Tutti quelli che non hanno fatto l’esperienza della tentazione non sono santi: possono averne l’apparenza ma non possiedono la virtù.

Per questo il padre Antonio ci diceva:” L’uomo senza tentazioni non può entrare nel regno dei cieli”.

Sappiate dunque che per questo motivo lo Spirito Santo inizia col riversare la sua gioia intervenendo nell’intimo di coloro che hanno il cuore puro.

In seguito, dopo aver donato letizia e dolcezza, lo Spirito Santo si allontana da loro e li abbandona.

Ed eccone il segno: si comporta così con l’anima che lo cerca e teme Dio; se ne va, si ritira e abbandona ogni uomo finché non dia a conoscere se cerca Dio o no.

Ci sono infatti di quelli che una volta abbandonati e messi da parte, se ne stanno seduti, oppressi dal tedio e in esso rimangono immobili.

Infatti non pregano Dio di liberarli da quella pena e di ridare loro la gioia e la dolcezza sperimentata prima; perciò, a causa della propria negligente volontà, si fanno estranei alla dolcezza di Dio.

Per questo motivo divengono carnali e posseggono solo l’apparenza, non la realtà della virtù.

Costoro hanno occhi accecati e ignorano le opere di Dio.

Se però avranno avvertita la pena come insolita e ben lontana dalla gioia di prima, pregheranno Dio piangendo e digiunando; allora Dio, per la sua misericordia, vedendo la loro sincerità e che lo supplicano con tutto il cuore rinnegando totalmente la propria volontà, dona loro una gioia maggiore di prima e li rafforza ancora di più.

Questo è il suo comportamento con ogni anima che cerca Dio (Ammonio).

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1.875 Io prego coloro che avranno in mano questo libro di non turbarsi per queste disgrazie e di considerare che i castighi non vengono per la distruzione ma per la correzione del nostro popolo.

E veramente il fatto che agli empi è data libertà per poco tempo, e subito incappano nei castighi, è segno di grande benevolenza. 

Egli non ci toglie mai la sua misericordia, ma, correggendoci con le sventure, non abbandona il suo popolo. 

Questo sia detto come verità da ricordare.

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1.874 Quando avrete fatto, tutto quello che vi è stato ordinato, dite: ” Siamo servi inutili.

Abbiamo fatto quanto dovevamo fare ” (Luca).

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1.873 Ho posto nel tuo cuore la disciplina della sapienza, dice il Signore; ti ho ascoltato: ti proteggerò e ti darà pace per tutti i tuoi giorni.

Sta lontano dal male e fa il bene, cerca la pace e perseguila (Siracide – Salmi).

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1.872 Per costruire la pace si richiede anzitutto che vengano sradicate le cause di discordia tra uomini e in modo speciale le ingiustizie.

Sono esse che fomentano le guerre.

Molte di queste cause provengono dalle troppe stridenti disuguaglianze sul piano economico, come pure dal ritardo dei rimedi necessari.

Altre invece nascono dalla spirito di dominio, dal disprezzo delle persone e, se guardiamo alle radici più recondite, dall’invidia umana, dalla diffidenza, dalla superbia e da altre passioni egoistiche (Gaudium et spes).

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1.871 Se per l’avvenire non si deporranno le amicizie e gli odi, e non si concluderanno stabili e onorevoli trattati di pace universale, l’umanità che, pur avendo compiuto mirabili conquiste scientifiche, già versa in gravi pericoli, sarà forse portata al giorno funesto in cui non sperimenterà nessun’altra pace se non quella terribile della morte (Gaudium et spes).

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1.870 Quanti si consacrano all’attività dell’educazione specialmente della gioventù, o contribuiscono a formare la pubblica opinione, devono considerare gravissimo loro dovere la premura di inculcare negli animi di tutti nuovi sentimenti di pace (Gadium et spes).

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1.869 L’uomo ignorante cambia in morte quello che il Signore dà per la vita, e così si fa crudele a sé medesimo.

Il Signore provvede sempre, e ciò che ha dato all’uomo è somma provvidenza (Santa Caterina da Siena).

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1.868 Così Gesù ci dice: ” Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione”.

C’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». (Luca).

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1.867 Guai a noi se ci rallegrassimo di ciò che non è in Cristo e per Cristo.

Guai a noi se offrissimo una povertà che ancora si può vendere! (San Bernardo, abate)

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1.866 Così infatti dice l’Apostolo quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati” (Rm 8.30).

Nella predestinazione si manifesta la grazia, nella vocazione la potenza, nella giustificazione la gioia, nell’esaltazione la gloria.

“E gli diede la conoscenza delle cose sante”.

La scienza dei santi è soffrire un po’ quaggiù e gioire poi in eterno.

Invece le scienza dei cattivi è al contrario: è la sapienza del mondo che ci insegna la vanità, è quella della carne che insegna il piacere (San Bernardo, abate).

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1.865 Siccome molta gente andava con Gesù, egli si voltò e disse:  «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.

Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.

Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo” (Luca).

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1.864 Il Signore “condusse il giusto per diritti sentieri, gli mostrò il regno di Dio e gli diede la conoscenza delle cose sante; gli diede successo nelle sue fatiche e moltiplicò i frutti del suo lavoro” (Sap 10,10).

Si tratta del giusto che fin dall’inizio del discorso accusa se stesso; ma è giusto anche colui che vive di fede, come pure chi è ormai privo di timore.

Il primo senza dubbio è buono, perché ha iniziato a percorrere la vera via; il secondo è migliore perché corre per essa; il terzo è eccellente perché già si avvicina al termine del cammino (San Bernardo, abate).

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1.863 La scienza della santità consiste nel soffrire temporaneamente quaggiù per gioire nell’aldilà (San Bernardo, abate).

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1.862 Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati gli afflitti, perché saranno consolati.

Beati i miti, perché erediteranno la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”.

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1.861 Si vergogni ogni membro di far sfoggio di ricercatezze sotto un capo coronato di spine.

Comprenda che le sue eleganze non gli fanno onore, ma lo espongono al ridicolo (San Bernardo Abate).

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1.860 Non domandare come mai i tempi antichi erano migliori del presente? Poiché tale domanda non è ispirata da saggezza (Qoelet).

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1.859 Il saggio teme e sta lontano dal male (Proverbi).

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1.858 Il mondo, con tutta la sua sapienza non ha conosciuto Dio (1° Cor 1,21).

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1.857 Mi conceda Dio di parlare secondo conoscenza e di pensare in modo degno dei doni ricevuti, perché egli è guida della sapienza e i saggi ricevono da lui orientamento.

In suo potere siamo noi e le nostre parole, ogni intelligenza e ogni nostra abilità.

Egli mi ha concesso la conoscenza infallibile delle cose, per comprender la struttura del mondo e la forza degli elementi, il principio, la fine e il mezzo dei tempi.

Tutto ciò che è nascosto e ciò che è palese io lo so, poiché mi ha istruito la sapienza, artefice di tutte le cose.

Sebbene unica, essa può tutto; pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova e attraverso le età entrando nelle anime sante, forma amici di Dio e profeti.

Nulla infatti Dio ama se non chi vive con la sapienza, contro di essa la malvagità non può prevalere. (Sapienza)

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1.856 Gesù, osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: 

«Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e colui che ha invitato te e lui venga a dirti:

Cedigli il posto!

Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. 

Invece quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica:

Amico, passa più avanti.

Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 

Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». (Sapienza)

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1.855 Non c’è altri a cui dobbiamo servire se non a Gesù, per lui solo dobbiamo impiegare noi stessi, corpo e anima, amore, memorie e energie dell’intelligenza, come dice anche San Paolo: ” Non appartenete a voi stessi, infatti siete stati comprati a caro prezzo” (1 Cor 6,19-20) (Nicola Cabasilas).

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1.854 Gesù è il premio e la corona che devono ricevere i combattenti: bisogna dunque guardare a lui, considerare attentamente la sua vita e, per quanto è possibile, cercar di imparare a fondo come dobbiamo soffrire (Nicola Cabasilas).

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1.853 Gesù è il modello al quale devono guardare gli uomini, sia per il loro agire personale, che per la guida degli altri (Nicola Cabasilas).

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1.852 La continua meditazione e riflessione su Cristo rendono coloro che la praticano modesti, consapevoli dell’umana debolezza e capaci di piangerla, miti, giusti, amici degli uomini, casti, artefici di pace e di riconciliazione; presi, infine, da tanto amore per Cristo e per la virtù, che non solo sopportano di essere insultati per questo, ma perfino godono ed esultano nelle persecuzioni (Nicola Cabasilas).

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1.851 Chi è preso dall’amore del Cristo e della virtù, per questo amore sopporta anche le persecuzioni: se è necessario non ricusa di fuggire e di accogliere con gioia le peggiori ingiurie, perché per lui sono riposti nei cieli bellissimi e grandissimi premi (Nicola Cabasilas).

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1.850 Le folle vedranno la fine del saggio, ma non capiranno ciò che Dio ha deciso a suo riguardo né in vista di che cosa il Signore l’ha posto al sicuro.

Vedranno e disprezzeranno, ma il Signore li deriderà.

Infine diventeranno un cadavere spregevole,
oggetto di scherno fra i morti per sempre.

Dio infatti li precipiterà muti, a capofitto, e li schianterà dalle fondamenta; saranno del tutto rovinati, si troveranno tra dolori e il loro ricordo perirà.

Si presenteranno tremanti al rendiconto dei loro peccati; le loro iniquità si alzeranno contro di essi per accusarli. (Sapienza)

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1.849 I popoli vedono senza comprendere; non riflettono nella mente a questo fatto che la grazia e la misericordia sono per i suoi eletti e la protezione per i suoi santi. (Sapienza)

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1.848 Il giusto, anche se muore prematuramente, troverà riposo.

Vecchiaia veneranda non è la longevità, né si calcola dal numero degli anni; ma la canizie per gli uomini sta nella sapienza; e un’età senile è una vita senza macchia.

Divenuto caro a Dio, fu amato da lui e poiché viveva fra peccatori, fu trasferito.

Fu rapito, perché la malizia non ne mutasse i sentimenti o l’inganno non ne traviasse l’animo, poiché il fascino del vizio deturpa anche il bene e il turbine della passione travolge una mente semplice.

Giunto in breve alla perfezione, ha compiuto una lunga carriera. (Sapienza)

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1.847 Non mormoriamo, non biasimiamo gli altri, non facciamo gli oppositori, non induriamo il nostro cuore, non insuperbiamoci; piuttosto cerchiamo di essere benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandoci a vicenda come Dio ha perdonato a noi in Cristo (cfr. Ef 4,32).

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1.846 Fratelli e padri carissimi, ecco che passiamo da un anno all’altro, da una stagione all’altra, di festa in festa, e non troviamo in questa vita nessuna stabilità; questa nostra stessa vita dobbiamo lasciarla, per entrare nel riposo eterno (San Teodoro Studita).

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1.845 I figli di adulteri non giungeranno a maturità; la discendenza di un’unione illegittima sarà sterminata.

Anche se avranno lunga vita, non saran contati per niente, e, infine, la loro vecchiaia sarà senza onore.

Se poi moriranno presto, non avranno speranza né consolazione nel giorno del giudizio, poiché di una stirpe iniqua è terribile il destino. (Sapienza)

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1.844 Beata la sterile non contaminata, la quale non ha conosciuto un letto peccaminoso; avrà il suo frutto alla rassegna delle anime. (Sapienza)

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1.843 Chi disprezza la sapienza e la disciplina è infelice.

Vana la loro speranza e le loro fatiche senza frutto, inutili le opere loro.

Le loro mogli sono insensate, cattivi i loro figli, maledetta la loro progenie. (Sapienza)

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1.842 Ma gli empi per i loro pensieri riceveranno il castigo, essi che han disprezzato il giusto e si son ribellati al Signore. (Sapienza)
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 1.841 Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà.

Agli occhi degli stolti parve che morissero; la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace.

Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza è piena di immortalità.

Per una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé: li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto.

Nel giorno del loro giudizio risplenderanno;
come scintille nella stoppia, correranno qua e là.

Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli e il Signore regnerà per sempre su di loro.

Quanti confidano in lui comprenderanno la verità; coloro che gli sono fedeli vivranno presso di lui nell’amore, perché grazia e misericordia sono riservate ai suoi eletti. (Sapienza)

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1.840 Riconoscete che il Signore è Dio. Egli ci ha fatto e noi siamo suoi.

Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto, perché noi le praticassimo (Salmi; Efesini).

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1.839 E che c’è di più prezioso dell’umiltà, grazie alla quale, considerando la natura del corpo e dell’anima, ti sottometti ad un altro e ti rendi consapevole di essere da lui governato? (Sant’Ambrogio)

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1.838 Dicono gli empi: Tendiamo insidie al giusto, perché è contrario alle nostre azioni e si dichiara figli del Signore.

Vediamo se le due parole sono vere.

Ha confidato in Dio: lo liberi ora se gli vuole bene.

Ha detto infatti: sono figlio di Dio! (Sapienza)

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1.837 Un dottore della legge, interrogò Gesù per metterlo alla prova: 

«Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?».

Gli rispose:

«Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.

Questo è il più grande e il primo dei comandamenti.

E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso.

Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Amerai dunque il tuo Dio e amerai il tuo fratello, poiché ” chi ama il suo fratello dimora nella luce e non v’é in lui occasione d’inciampo ( (1 Gv 2,10).

Amatevi quindi, fratelli carissimi, amate gli amici, amate i nemici.

Che cosa perderete cercando di amare molti?

Ascoltiamo il Signore che nel vangelo dice:” Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.

Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,34-34).

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1.836 Il Signore bussa alla tua porta ” se qualcuno mi apre, dice, entrerò” (Ap 3,20).

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1.835 “Tu, Signore, sei vicino, tutti i tuoi precetti sono veri” (Sal 118,151).

Il Signore è vicino a tutti, perché è onnipotente.

Se lo offendiamo, non possiamo fuggirlo, né passare inosservati se pecchiamo; se lo adoriamo non lo perdiamo mai.

Dio scruta tutto, vede tutto, sta accanto a ciascuno di noi; dice:”Io sono un Dio vicino” (Ger 23,23).

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1.834 Non provocate la morte con gli errori della vostra vita, non attiratevi la rovina con le opere delle vostre mani, perché Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi.

Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza; le creature del mondo sono sane, in esse non c’è veleno di morte, né gli inferi regnano sulla terra, perché la giustizia è immortale (Sapienza).

1.833 La sapienza è uno spirito amico degli uomini; ma non lascerà impunito chi insulta con le labbra, perché Dio è testimone dei suoi sentimenti e osservatore verace del suo cuore e ascolta le parole della sua bocca.

Difatti lo spirito del Signore riempie l’universo e, abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce.

Per questo non gli sfuggirà chi proferisce cose ingiuste, la giustizia vendicatrice non lo risparmierà.

Si indagherà infatti sui propositi dell’empio, il suono delle sue parole giungerà fino al Signore a condanna delle sue iniquità; poiché un orecchio geloso ascolta ogni cosa, perfino il sussurro delle mormorazioni non gli resta segreto.

Guardatevi pertanto da un vano mormorare,
preservate la lingua dalla maldicenza, perché neppure una parola segreta sarà senza effetto, una bocca menzognera uccide l’anima (Sapienza).
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1.832 Il santo spirito che ammaestra rifugge dalla finzione, se ne sta lontano dai discorsi insensati, è cacciato al sopraggiungere dell’ingiustizia (Sapienza).
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1.831 La sapienza non entra in un’anima che opera il male né abita in un corpo schiavo del peccato (Sapienza).
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1.830 I ragionamenti tortuosi allontanano da Dio; l’onnipotenza, messa alla prova, caccia gli stolti (Sapienza).
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1.829 Amate la giustizia, voi che governate sulla terra, rettamente pensate del Signore, cercatelo con cuore semplice.

Egli infatti si lascia trovare da quanti non lo tentano, si mostra a coloro che non ricusano di credere in lui (Sapienza).

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1.828 “Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati” perché io sappia quando devo parlare (cfr. Is 50,4).

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1.827 Il Signore libera quanti sperano in lui e li salva dalla mano dei nemici (Siracide).

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1.826 Dio padre non lascia andare alla deriva ciò che ha fatto, né lo abbandona a un cieco impulso naturale che lo faccia ricadere nel nulla.

Ma, buono com’é, con il suo Verbo, che è anche Dio, guida e sostenta il mondo intero, perché la creazione, illuminata dalla sua guida, dalla sua provvidenza e dal suo ordine, possa persistere nell’essere (Sant’Atanasio).

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1.825 E’ Gesù Cristo, lui il solo e proprio Verbo del Padre, lui che ha ordinato l’universo e lo ha illuminato con la sua provvidenza.

E’ lui il Verbo buono del Padre buono.

E’ lui che ha dato ordine a tutto il creato, conciliando fra loro gli opposti elementi e componendo ogni cosa armonicamente.

Egli è l’unico, L’Unigenito, il Dio buono che procede dal Padre come da fonte di bontà e ordina e contiene l’universo (Sant’Atanasio).

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1.824Nostro Signore Gesù Cristo governa, ordina e crea in ogni luogo tutte le cose, secondo che si addice alla sua giustizia.

Infatti è giusto che le cose siano fatte così come lo sono, e che si compiano come noi le vediamo compiute.

Poiché è lui che ha voluto che tutto accada in questo modo e nessuno può avere un motivo ragionevole per negarlo.

Infatti se il movimento delle cose create avvenisse senza ragione e il mondo girasse alla cieca, non si dovrebbe più credere nulla di quanto è stato detto.

Ma se il mondo è stato organizzato con sapienza e conoscenza ed è stato riempito di ogni bellezza, allora si deve dire che il creatore e l’artista è il verbo di Dio (Sant’Atanasio).

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1.823 Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto (Rm 12,2).

E nello stesso tempo dice di crocifiggere l’uomo vecchio per rivestire il nuovo mediante la condotta e la vita in Cristo (San Cirillo d’Alessandria).

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1.822 Dovete deporre l’uomo vecchio che si corrompe dietro le passioni ingannatrici, e rivestire l’uomo nuovo creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera (Ef 4,22.24).

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1.821 Il sapiente apre la bocca alla preghiera.

Se questa è la volontà del Signore grande, egli sarà ricolmato di spirito di intelligenza.

Se qualcuno di voi manca di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti generosamente (Siracide).

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1.820 La sapienza dello scriba si deve alle sue ore di quiete; chi ha poca attività diventerà saggio.

Tutti coloro che ne hanno molta pongono la fiducia nelle proprie mani; ognuno è esperto nel proprio mestiere.

Senza di loro sarebbe impossibile costruire una città; gli uomini non potrebbero né abitarvi né circolare.

Ma essi non sono ricercati nel consiglio del popolo, nell’assemblea non hanno un posto speciale, non siedono sul seggio del giudice,
non conoscono le disposizioni del giudizio.

Non fanno brillare né l’istruzione né il diritto, non compaiono tra gli autori di proverbi; ma sostengono le cose materiali,
e la loro preghiera riguarda i lavori del mestiere (Siracide).

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1.819 Anche se non dici nulla, il solo fatto che all’uscita dell’assemblea liturgica tu manifesti nell’aspetto esteriore, nello sguardo, nella voce, nel passo e in tutto l’atteggiamento modesto del corpo il profitto che ne hai ricavato, costituisce già di per sé un’istruzione e un consiglio per coloro che non hanno partecipato alla liturgia.

E lo capiranno se ci vedranno più miti, più pazienti, più pii.

Se infatti la beltà del corpo esercita una potente attrattiva su chi lo vede, le bellezza dell’anima può impressionare assai di più lo spettatore e incitarlo a uno zelo simile.

Come l’atleta dimostra nella gara ciò che ha imparato nella palestra, così anche noi dobbiamo manifestare nei rapporti esteriori quello che qui abbiamo udito (San Giovanni Crisostomo).

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1.818 Chi venera Dio sarà accolto con benevolenza, la sua preghiera giungerà fino alle nubi.

La preghiera dell’umile penetra le nubi, finché non sia arrivata, non si contenta; non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto,
rendendo soddisfazione ai giusti e ristabilendo l’equità (Siracide).

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1.817 Non cercare di corromperlo con doni, non accetterà, non confidare su una vittima ingiusta, perché il Signore è giudice e non v’è presso di lui preferenza di persone.

Non è parziale con nessuno contro il povero, anzi ascolta proprio la preghiera dell’oppresso.

Non trascura la supplica dell’orfano né la vedova, quando si sfoga nel lamento.

Le lacrime della vedova non scendono forse sulle sue guance e il suo grido non si alza contro chi gliele fa versare? (Siracide).

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1.816 Non presentarti a mani vuote davanti al Signore, tutto questo è richiesto dai comandamenti.

L’offerta del giusto arricchisce l’altare, il suo profumo sale davanti all’Altissimo.

Il sacrificio dell’uomo giusto è gradito, il suo memoriale non sarà dimenticato.

Glorifica il Signore con animo generoso, non essere avaro nelle primizie che offri.

In ogni offerta mostra lieto il tuo volto, consacra con gioia la decima.

Da’ all’Altissimo in base al dono da lui ricevuto, da’ di buon animo secondo la tua possibilità, perché il Signore è uno che ripaga, e sette volte ti restituirà (Siracide).

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1.815 Cosa gradita al Signore è astenersi dalla malvagità, sacrificio espiatorio è astenersi dall’ingiustizia (Siracide).

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1.814 Chi osserva la legge moltiplica le offerte; chi adempie i comandamenti offre un sacrificio di
comunione (Siracide).

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1.813 A chiunque fu dato molto, molto sarà richiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più (Luca).

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1.812 Gesù disse loro:” Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che possiede” (Luca).

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1.811 Il Signore rende povero e arricchisce, abbassa ed esalta.

Solleva dalla polvere il misero, innalza il povero dalle immondizie, perché segga insieme con i capi del popolo e occupi un seggio di gloria (1° Samuele).

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1.810 Il regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo (Rm 14,17).

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1.809 Triste vita andare di casa in casa, non potrai aprir bocca, dove sarai come straniero.

Avrai ospiti, mescerai vino senza un grazie,
inoltre ascolterai cose amare: «Su, forestiero, apparecchia la tavola, se hai qualche cosa sotto mano, dammi da mangiare».

«Vattene, forestiero, cedi il posto a persona onorata; mio fratello sarà mio ospite, ho bisogno della casa».

Tali cose sono dure per un uomo che abbia intelligenza: i rimproveri per l’ospitalità e gli insulti di un creditore (Siracide).

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1.808 È meglio vivere da povero sotto un tetto di tavole, che godere di cibi sontuosi in case altrui.

Del poco come del molto sii contento, così non udirai il disprezzo come straniero (Siracide).

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1.807 Indispensabili alla vita sono l’acqua, il pane, il vestito e una casa che serva da riparo (Siracide).

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1.806 Aiuta il tuo prossimo secondo la tua possibilità e bada a te stesso per non cadere (Siracide).
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1.805 L’uomo buono garantisce per il prossimo, chi ha perduto il pudore lo abbandona.

Non dimenticare il favore di chi si è fatto garante, poiché egli si è impegnato per te.

Il peccatore dilapida i beni del suo garante,
l’ingrato di proposito abbandonerà chi l’ha salvato.

La cauzione ha rovinato molta gente onesta, li ha sballottati come onda del mare.

Ha mandato in esilio uomini potenti, costretti a errare fra genti straniere.

Un peccatore che offre premurosamente garanzia e ricerca guadagni, sarà coinvolto in processi (Siracide).

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1.804 Rinserra l’elemosina nei tuoi scrigni ed essa ti libererà da ogni disgrazia.

Meglio di uno scudo resistente e di una lancia pesante, combatterà per te di fronte al nemico (Siracide).
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1.803 Sfrutta le ricchezze secondo i comandi dell’Altissimo; ti saranno più utili dell’oro (Siracide).
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1.802 Perdi pure denaro per un fratello e amico, non si arrugginisca inutilmente sotto una pietra (Siracide).
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1.801 Chi pratica la misericordia concede prestiti al prossimo, chi lo soccorre di propria mano osserva i comandamenti.

Da’ in prestito al prossimo nel tempo del bisogno, e a tua volta restituisci al prossimo nel momento fissato.

Mantieni la parola e sii leale con lui, così troverai in ogni momento quanto ti occorre.

Molti considerano il prestito come cosa trovata e causano fastidi a coloro che li hanno aiutati.

Prima di ricevere, ognuno bacia le mani del creditore, parla con tono umile per ottenere gli averi dell’amico; ma alla scadenza cerca di guadagnare tempo, restituisce piagnistei e incolpa le circostanze.

Se riesce a pagare il creditore riceverà appena la metà, e dovrà considerarla come una cosa trovata.

In caso contrario, il creditore sarà frodato dei suoi averi e avrà senza motivo un nuovo nemico; maledizioni e ingiurie gli restituirà,
renderà insulti invece dell’onore dovuto.

Molti perciò, per tale cattiveria, rifiutan di
prestare: hanno paura di perdere i beni senza ragione.

Tuttavia sii longanime con il misero, e non fargli attender troppo l’elemosina.

Per il comandamento soccorri il povero, secondo la sua necessità non rimandarlo a mani vuote (Siracide).