Parabole di Gesù e commenti 12 – Verranno giorni, quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.

«Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?»

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Matteo 9,14-15

14 Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?».

15 E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.

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Commento

Nell’ambiente ebraico, di solito, il precetto del digiuno veniva praticato in preparazione ad una festa religiosa, c’era l’obbligo del digiuno per dimostrare a Dio la propria fedeltà alle Sue promesse.

Ma essi non potevano sapere che le promesse si erano già compiute in Gesù, per cui l’atto di penitenza era comunque doveroso.

Alla domanda dell’obbligo del digiuno, Gesù li invita ad andare oltre, ed a vedere quale è il vero scopo di questo precetto, cioè,

quando vi è una festa di nozze, l’obbligo è di mangiare e bere a sazietà, per dimostrare la gioia della fraternità, infatti digiunare proprio in quel momento sarebbe stato molto inappropriato.

Per cui, riconoscere che Gesù è il vero Sposo, significa CONDIVIDERNE LA SUA STESSA GIOIA, ed è la Sposa (popolo di Dio) che ne gioisce per prima, quindi

chi ha Gesù dentro di sé, non sarà mai triste o malinconico, né ansioso o pauroso per ogni cosa, ma esprimerà nel proprio agire la stessa vita di Gesù.

In un altro brano utilizza anche la metafora del vestito vecchio e degli otri, dove viene ricordata l’importanza di una scelta: quella di sostituire la vecchia Legge con quella nuova di Gesù, ma per fare ciò è necessaria una conversione radicale, un CAMBIAMENTO DI MENTALITÀ (metànoia)

che porterà l’uomo a vivere nella piena felicità, tralasciando le vecchie abitudini, e quando parliamo di “vecchie abitudini” s’intendono i pensieri, le parole e le azioni corrotte dal peccato, le cosiddette “cattive abitudini” che corrompono l’uomo.

Un elenco dettagliato lo troviamo in alcune lettere di san Paolo, quando dice:

“Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità; ogni specie di impurità o cupidigia (…) le volgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti” (Efesini 4,31.5,3.4)

e ancora rafforza l’elenco in Galati 5,19-21:

“Fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio”.

Tutto questo rappresenta il “vestito vecchio”, ma rinascere in Cristo, come creatura nuova, significa questo:

“Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo” (Efesini 4, 32),

e ancora:

“Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Galati 5,22),

questo, invece, rappresenta il “vestito nuovo”. 

Questo periodo storico è il TEMPO DEL DIGIUNO, perché ci è stato tolto lo Sposo, non fisicamente, come è successo ai Suoi discepoli, ma spiritualmente, perché viene falsata ogni Sua Verità e i Suoi insegnamenti vengono stravolti per asservire il peccato di molti.

La Sua sposa (la Chiesa), almeno la maggior parte di essa, ha tradito il Suo Sposo, ma lo Sposo non tarderà a venire e quando verrà si realizzerà la parabola degli invitati alle nozze, quando, chi commetterà il peccato, sarà trovato senza l’abito nuziale, e dirà:

“Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale?

Ed egli ammutolì.

Allora il re ordinò ai servi:

Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti” (Mt 22, 13-14). 

Fonte: https://materdei.altervista.org/mt-914-15-quando-lo-sposo-sara-loro-tolto-allora-digiuneranno/

Il Signore parla al cuore di ciascuno di noi, ascoltarlo significa valutare bene le situazioni in cui ci troviamo e, se lo desideriamo, viverle nella sua volontà, non dimentichiamo ciò che ci disse nel Vangelo di Giovanni…

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Dal Vangelo di Giovanni 15,5: Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 

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… e non dimentichiamo nemmeno di chiedere il suo aiuto, sempre se lo desideriamo.

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(Le foto eventuali, dei personaggi, sono state prese su Google / Immagini, per cui, anche se le loro azioni sono in sintonia con l’argomento trattato, non necessariamente debbono corrispondere ai personaggi stessi di questo articolo).