(Il Discernimento Spirituale)* 14 – 14° Regola

14° regola: Similmente, il nemico si comporta come un capo militare: dopo aver piantato la tenda di comando e osservato le postazioni o la posizione di un castello, lo attacca dalla parte più debole.

Così il nemico ti osserva da tutte le parti ed esamina tutte le tue virtù teologali, cardinali e morali, e ti attacca e cerca di prenderti dove ti trova più debole (Esercizi Spirituali n. 327).

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Commento alla XIV regola di discernimento

SIAMO ATTACCATI NEI PUNTI DEBOLI

Quali sono gli stratagemma che usano le voci nemiche, che hai nel cuore, per farti credere la loro menzogna?

Capire questo è l’inizio della tua libertà.

Anzitutto devi essere più astuto di chi invece pensa di esserlo.

Sai bene che sei sempre attaccato nei punti deboli, dove sei più sprovveduto e incline a cadere e quindi a temere ricatti, debolezze e anche piccoli grande forme di corruzioni.

Dove sei debole

– e la carne dice la comunità di Marco è sempre debole (Mc 14,38) –

cresce una dinamica simile a quella che denunciava l’apostolo Paolo:

“faccio quello che non voglio”.

Perché?

Nessuno è mai disposto ad accettare il proprio limite.

Se lo fai le debolezze si controllerebbero meglio le si potrebbero tenere “sotto controllo”, ma anche la loro spinta aggressiva si placherebbe.

Non dare nome alle proprie debolezze e tenerle nel buio in realtà è la condizione per tenerti bloccato e imprigionato esattamente nel luogo da cui vorresti essere liberato.

Dietro alle concupiscenze, avidità, cupidigie, puoi vedere i tuoi bisogni più forti dove sei più facile preda dell’inganno.

Allora?

Dice S. Fausti:

“devi esserne ben cosciente.

Invece di chiudere gli occhi e lasciare che il male entri in te, sii vigilante e confida in Dio”.

Lo ripetiamo per fare felici i classici che ci hanno insegnato il valore del ripetita iuvant.

La strategia del nemico è incuterti paura, il suo mezzo è la menzogna, la sua strategia è studiare i tuoi punti deboli, i suoi cannoni sono costruiti per demolire il tuo lavoro buono e sincero che concilia e sana le tue debolezze.

E’ per questo che Ignazio di Loyola paragona la vita interiore ad un castello:

sei fatto come un grande castello che è attaccabile perché lascia sempre aperto una porta secondaria o una finestrella per chi ci vuole conquistare prima e farci perdere poi.

Sono le voci di male che si inseriscono nei tuoi punti deboli per farti male, dove la tua volontà, più fiacca, e la tua intelligenza, più confusa, ti rendono più fragile.

Così la tua strategia non è quella di dover proteggere e rinchiuderti nel tuo castello sforzandoti disperatamente di chiudere tutti i buchini che sono stati aperti… sarebbe uno sforzo immane di energie psicofisiche. 

Devi curare strategie in cui devi “arrenderti” al fatto che se entra qualcuno nel tuo castello non ti vinca… anzi tu non devi provare vergogna o farti derubare.

Mi spiego meglio: se ti fanno credere di averti trovato con le mani del sacco non deve vincerti la paura ma devi subito ritrovare la forza per portare le prove che le accuse contro di te sono infondate ma si radicano nelle tue paure.

Altrimenti quando guardi troppo a lungo nel tuo abisso poi inizi a pensare che l’abisso ti guarda dentro e non ci sia altro che abisso.

Invece è nella tua debolezza che entra la Sua forza.

Se non la accetti… impedisci a Dio di entrare nella tua vita.

Quando siamo timorosi e tristi ci confortiamo regredendo nel complesso mondo degli istinti.

Qui il nemico attacca con l’esca del piacere apparente e immediato come sant’Ignazio scrive nella prima regola.

C’è poi un luogo segreto che non te lo può violare nessuno ma solo tu.

Questo luogo, come abbiamo avuto modo di scrivere molte volte, si chiama coscienza.

In questo luogo scopri che il Signore non abbandona mai, da sempre la forza che serve, nessun dolore è così irresistibile quando ci è vicino.

Le migliori preghiere infatti sono quelle che Gli rivolgiamo nei momenti del bisogno.

In quel momento escono le parole di “connessione” più belle per entrare nel suo cuore.

Con un linguaggio simile, il Vangelo parla di grano e di zizzania.

Queste due piante crescono insieme.

I discepoli vogliono estirpare il male.

Il Signore per salvare il bene chiede di farle crescere insieme. Perché?

Anzitutto perché combattere il male con altro male è una lotta che il discepolo perde, così il male si centuplica, cresce esponenzialmente e soffoca anche quella parte di bene e di bene che c’è.

Invece bisogna riorientare il nostro sguardo.

Non guardare più la nostra zizzania ed innaffiarla perché cresca, ma guardare il bene e farlo crescere.

Il male in noi e nel mondo lo possiamo combattere solo con il bene.

È il bene che vince il male.

È la forza della croce che distrugge chi è già morto e incatenato in una vita di ricatti, corruzioni, violenze e cattiverie continue.

Cosa fare e come chiedere questa capacità di fare il bene?

Può essere una scoperta rispondere allo stesso modo del Re Samuele  nel libro 1° dei Re al cap. 3.

“In Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte e gli disse:

«Chiedimi ciò che io devo concederti».

 Salomone disse: «(…).

Concedi al tuo servo un cuore docile perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male,

perché chi potrebbe governare questo tuo popolo così numeroso?».

Al Signore piacque che Salomone avesse domandato la saggezza nel governare”.

Per la vita cristiana il governare è strettamente connesso al governarsi.

L’arte del discernere è dunque l’umiltà di chiedere un cuore docile capace di distinguere il bene dal male per governare il nostro mondo e governare i nostri cuori con saggezza e nella verità davanti a Dio.

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Lodi – Ora media, terza, sesta e nona – Vespri – Compieta – Liturgie – Preghiere del mattino e della sera –  Santo rosario audio – Litanie – Coroncine – Preghiere varie – Meditazione – Una parola di Dio al momento necessario – Altro …

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Il Signore parla al cuore di ciascuno di noi, ascoltarlo significa valutare bene le situazioni in cui ci troviamo e, se lo desideriamo, viverle nella sua volontà, non dimentichiamo ciò che ci disse nel Vangelo di Giovanni…

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Dal Vangelo di Giovanni 15,5:

Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 

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… e non dimentichiamo nemmeno di chiedere il suo aiuto, sempre se lo desideriamo.

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(Le foto eventuali, dei personaggi, sono state prese su Google / Immagini, per cui, anche se le loro azioni sono in sintonia con l’argomento trattato, non necessariamente debbono corrispondere ai personaggi stessi di questo articolo).